Oggi voglio occuparmi di una cosa seria: l’orrore nel mondo.
E lo faccio raccontando, attraverso le parole della scrittrice Renata Prevost, la storia di un gruppo che fa e continuerà a fare tanto per combattere l’orrore nel mondo.
Il gruppo si chiama Interethnos Interplast Italy ed è un’associazione no-profit i cui iscritti utilizzano le proprie vacanze per girare il mondo e operare i casi disperati per malformazioni e ustioni.
Io sono il vicepresidente di Interethnos Interplast Italy, e da più di 20 anni insieme ai miei colleghi e non della organizzazione, mi occupo della terapia chirurgica degli esiti cicatriziali devastanti determinati dall’uso dell’acido in quel paese .
Abbiamo iniziato ad occuparcene, credo per primi, nel corso delle prime missioni in Bangladesh intorno agli anni 90 . Conoscevo l’effetto delle causticazioni derivanti da incidenti sul lavoro o domestici.
L’acido (solforico) è facilmente reperibile in Bangladesh. Lo si può acquistare al mercato o utilizzare quello delle batterie delle auto.
ll liquido penetra velocemente attraverso la cute determinando una necrosi profonda, che non tende a guarire spontaneamente.
L ‘uso di chi lo utilizza è scientifico: colpiscono le superfici che determinano l’identità delle loro vittime, ossia il volto ed il torace (regione mammaria).
Quasi sempre le donne (più spesso degli uomini) per difendersi si coprono con le mani e quindi il danno irreversibile diventa anche funzionale.
A volte hanno i bambini in braccio, che subiscono le identiche conseguenze.
Spesso vengono colpiti anche gli occhi e la cecità è inevitabile.
Io, pragmaticamente, dico che è meglio così in quanto non possono vedere la devastazione che hanno subito.
E’ chiaramente un atroce paradosso.
Creare questi esiti mirati è peggio che uccidere. Non potranno mai sfuggire allo specchio ed agli sguardi degli altri .
Noi continueremo a lottare per migliorare la loro condizione e denunciare tutto fino a quando non finirà.
Purtroppo questa azione bestiale dell’uomo sta diventando sempre più frequente anche in Europa!
La storia che state per leggere prende spunto dalla recente missione a Dhaka, la capitale del Bangladesh.